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“Siate felici, agite nella felicità, sentitevi felici, senza alcuna ragione particolare.”
Socrate
…come si fa a migliorarsi?
Con la volontà!
Usare la volontà vuol dire scegliere consapevolmente il proprio comportamento adatto per raggiungere un determinato fine.
Quando si fa chiarezza su cosa si vuole, su quali sono i propri bisogni, poi, per realizzare le cose servono piani ed azioni.
Fin qui ho citato la consapevolezza e l’azione…un po’ come la combinazione mente e corpo…
Ebbene sì, noi abbiamo a disposizione strumenti sofisticati ed eccezionali per realizzare grandi cose: il cuore, la mente, il corpo, la coscienza…
Solo che l’uso di questi strumenti spesso andrebbe “migliorato”, “organizzato” e per farlo basterebbe allenarsi e far pratica. Bisogna allenare il cuore, nel senso di lavorare sulla gestione delle emozioni ed allenare la mente, che non vuol dire stare tutto il tempo a pensare né a meditare.
Nella mia attività di coach incontro molte persone molto allenate a livello fisico o abituate a lunghi turni lavorativi ma che non hanno grande padronanza del sistema emozioni-pensieri. Persone che sanno eseguire ottime performances fisiche ma che non riescono facilmente a mantenere l’attenzione mentale dove vogliono, non riescono a pensare in modo complesso e cioè su più livelli contemporaneamente ed hanno difficoltà con le ondate emozionali della vita. Perché?
Il cervello è come un muscolo e va tenuto tonico.
Le emozioni sono come dei bambini, i quali vanno incantati e gestiti altrimenti corrono da ogni parte.
La coscienza è come un uragano e la sua forza va tenuta in grande considerazione.
Ci son persone che investono ore a sudare per ottenere miglioramenti fisici pensando che tutto questo le aiuterà anche a star meglio mentalmente, a combattere lo stress o ad evitare la depressione, ma…
Non funziona.
Bisogna metterci il cuore e la testa. Spesso quando ci si butta nel movimento fisico per fuggire dai pensieri o si usano altri mezzi a tale scopo come, ad esempio, guardare ore di serie tv, passare tempo sui social, con i videogames o anche leggere libri, si sta solo fuggendo dai pensieri ma non si sta addomesticando il cavallo selvaggio.
Il solo modo per arrivare a gestire il Sé è di darsi da fare!
Può capitarci di inseguire i giri della nostra mente, con i suoi pensieri ripetitivi, con le sue fughe che alle volte sono incontenibili e con le emozioni che spesso creano disagi proprio come se si avesse a che fare con un cavallo che corre affannato, contro il vento e senza una direzione prestabilita.
Eppure, per migliorarsi basterebbe dedicare a queste cose un po’ tempo e si potrebbero ottenere risultati eccezionali.
Non si tratta solo di fare delle visualizzazioni ma di lavorare con la mente su più fronti.
Chissà quante volte nella vita ci son passate davanti occasioni per studiare come funzionano queste cose.
Ricordo che quando ero piccolo vidi un libro sul comodino di mamma dal titolo “Training autogeno” e mi misi a sfogliarlo. C’era anche un audio guida, la ascoltai e fu così che scoprii presto dei metodi per allenarsi con la gestione del Sé.
Da allora ho continuato a studiare e praticare ed ho potuto esplorare le metodologie usate in varie culture del pianeta.
Certo il fai da te in questi casi non è proprio semplice; infatti, in questo nostro mondo si ha bisogno spesso di un allenatore, un formatore, un mentore. Perché c’è sempre un maestro dove c’è qualcuno che cerca la conoscenza. A certi livelli la “Maestranza” è interiore ma per conoscere ed applicare dei metodi pratici l’ideale è avere un coach, proprio qualcuno che ci accompagni nel percorso e che ci sappia dare gli stimoli giusti al fine di tirar fuori il meglio da noi stessi. Devo molto ai miei mentori ed ai miei coach perché grazie a loro ho potuto realizzare tante cose a cui tenevo molto.
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“Rare sono le persone che usano la mente, poche coloro che usano il cuore e uniche coloro che usano entrambi.”
Rita Levi-Montalcini
Spesso capita di sentir dire o di pensare che “bisogna seguire ciò che si sente”, si cerca di assecondare le emozioni, di prendere decisioni in base a ciò che si percepisce…
Solo che le emozioni non sono il punto di partenza ma la risposta a degli stimoli. Se non c’è stimolo non c’è emozione. Uno stimolo può partire dall’esterno o da dentro di noi.
Quindi nella sequenza c’è prima uno stimolo, che provoca una emozione, e poi dall’emozione scaturisce una risposta che può essere fisica (sensazioni) o di comportamento (azioni) o anche di analisi della situazione (pensieri).
Ad esempio:
Se all’improvviso si avvicinasse a noi un orso inferocito (stimolo), potrebbe scattare la paura (emozione) e potremmo fuggire o restare bloccati oppure potremmo fare una analisi della situazione (queste sono tutta delle risposte).
Quindi, quando si lavora sulla gestione delle emozioni bisogna tenere molto in considerazione innanzitutto gli stimoli che le attivano. Tante azioni nella vita verrebbero gestite diversamente se ci si focalizzasse su ciò che fa scattare le emozioni.
Infatti, uno stesso stimolo può attivare emozioni diverse. Ad esempio, l’arrivo di un orso per una persona che non se lo aspetta può far provare paura, se invece quella persona fosse uno studioso dei comportamenti degli orsi, un etologo attrezzato per osservarli, allora questa persona proverebbe gioia ed entusiasmo alla comparsa dell’animale invece che la paura.
È solo una questione di emozioni
Lo psicologo Daniel Goleman ha fatto un elenco interessante delle emozioni, suddividendole in 8 famiglie, a capo delle quali ci sono: la collera, la tristezza, la paura, la gioia, l’amore, la sorpresa, il disgusto e la vergogna. Ad ognuna di queste famiglie appartengono altre emozioni, ad esempio nella categoria della gioia c’è anche la felicità, il sollievo, la contentezza, il divertimento, la gratificazione e così via. Un primo passo utile consiste nell’osservare le proprie emozioni ed individuare gli stimoli da cui sono partite.
Un chiarimento sulle “sensazioni” le quali sono, come dice la parola, legate ad i sensi. Innanzitutto, una sensazione è ciò che sentiamo al livello fisico dopo uno stimolo. C’è fumo e sentiamo l’odore, c’è un musicista che suona e sentiamo musica, assaggiamo del cibo e sentiamo il sapore. Quindi “il sentire” avviene attraverso il nostro corpo. Se proviamo una emozione poi sentiremo delle sensazioni, ad esempio se proviamo gioia potremmo avere una sensazione di vibrazioni in tutto il corpo e soprattutto nel petto e nella testa, se proviamo disgusto potremmo sentirlo soprattutto nella bocca, nella gola e nelle zone limitrofe, se proviamo rabbia la dovremmo sentire soprattutto nelle braccia, petto e testa.
Aumentare la consapevolezza su tutte queste parti del nostro essere è una chiave per tirare fuori l’eccellenza da sé stessi e quindi migliorarsi. È straordinario come in diverse culture ci siano mezzi a disposizione per fare un percorso sulla gestione del Sé, un buon percorso di Yoga per gli indiani o il Qi Gong per i cinesi, lo Sciamanesimo Andino per i latinoamericani, il Coaching e lo sport per gli occidentali. Non importa quale sia il mezzo, ma come lo si usa e con qualsiasi percorso i risultati saranno i medesimi, a patto che il lavoro sia di qualità.
Adesso passiamo alla pratica.
Ecco un esercizio con il quale possiamo velocemente ottenere uno stato di centratura.
Ripetendo più volte questa pratica rinforzeremo la nostra mente e lavoreremo sullo sviluppo della capacità del sentire.
Proprio lì, dove sei ora, osserva quello che non hai mai osservato. Porta l’attenzione sulle cose che son lì intorno a te e su tutti i particolari, se ci sono oggetti o elementi della natura osservali in tutti i loro particolari. Se percepisci che la mente prova ad andare altrove riportala lì su quelle cose e poi porta subito l’attenzione sui tuoi piedi, la posizione, i punti di appoggio vai più verso l’ombelico e se ti aiuta toccalo, quando senti che tutta la tua attenzione è lì vai con la tua attenzione più su, al centro delle sopracciglia, poi guarda un punto fisso di fronte a te e senti per un attimo i tre punti, cioè porta la tua attenzione ai piedi, all’ombelico ed al centro degli occhi.
Termina riportando tutta l’attenzione all’ombelico.
Nota subito cosa senti, cosa percepisci a livello fisico, a livello di sensazioni e di emozioni e come senti la tua mente. Puoi ripetere questo esercizio ed appuntare ogni volta quello che noti.